L’incoerenza è scortese. E va bene così. Non perché chi cambia idea sia maleducato, ma perché agli occhi degli altri lo diventa nel momento esatto in cui delude un’aspettativa. Quando esercitiamo il sacrosanto diritto di cambiare, idea, direzione, voce, pelle, diventiamo scomodi. Chi ci sta intorno si chiede: “Chi ti ha dato il permesso di cambiare strada? Di rimettere in discussione il mio modo di vederti? Di far crollare l’immagine che avevo costruito di te?”. Essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che gli altri si aspettano, non è sempre comodo. Anzi, spesso è un atto radicale di autenticità che può risultare urticante. Ci prendiamo lo spazio che ci serve. Ci sediamo nei posti che somigliano di più a chi siamo oggi, e non a chi eravamo ieri. Ma questo, si sa, disturba. Soprattutto chi aveva bisogno che restassimo fermi.
Pensiamo, ad esempio, a una psicologa. Nell’immaginario comune è qualcuno che ci accoglie con voce soave per accompagnarci verso una versione luminosa e “migliore” di noi stessi con frasi zen e sorrisi rassicuranti. Ecco, dimenticate tutto questo. Perché Ilaria Albano, alias “La Psicologa Scortese”, è qui per ribaltare il tavolo. Nella sua bio Instagram si legge: “Sono una psicologa, ma non vi amo tutti.”
E per questo, probabilmente, è molto più vicina alla verità di tanti altri.
Da adepta della Santa Incoerenza non posso che amare "Il metodo Scortese. Una guida controcorrente per farcela nella vita quotidiana” edito da Solferino (pp. 272, euro 18). Nell'oceano di manuali per migliorarsi, tra saggi di psicologia che spronano a fare di più, il saggio di Ilaria Albano incuriosisce e provoca, come il suo contenuto, che invita a un ribaltamento del paradigma dominante.
“Albano, psicologa nata a Taranto, si occupa di benessere, divulgazione scientifica ed empowerment. Ha avviato la community online "psicologascortese", scrive articoli per "MyPersonalTrainer.it", ha una rubrica settimanale su Radiofreccia e ha collaborato al podcast My Positive Tips e con OnePodcast. All’attività clinica affianca quella di speaker e formatrice. Il manuale non punta a “perfezionarsi”, ma a rendersi compagni più compassionevoli di se stessi. La premessa è chiara: non dobbiamo perdonare tutto né essere sempre performanti. La vita, suggerisce Albano, è fatta di contraddizioni, limiti e disagi che non vanno spazzati via, ma accettati con gentilezza e un pizzico di ironia. Il suo approccio, schietto e moderno, rompe con le formule prefabbricate di molte teorie popolari, oscillando tra dissacrazione e introspezione.
"Il metodo Scortese" sfata i miti della perfezione emotiva e sociale, aiutando a riconoscersi come essere fragili o “imperfetti”, non sbagliati, ma umani. La pressione di essere costantemente felici, realizzati e allineati agli standard altrui, dice l’autrice, è un fardello che si può imparare a deporre, passo dopo passo.
Il libro, arricchito da esercizi pratici e rimandi al vissuto contemporaneo, non offre soluzioni miracolose ma strumenti concreti per navigare le complessità della vita quotidiana.
Il libro non è un trattato, ma un dialogo con chi, come tutti, si sente a volte inadeguato in un mondo che chiede troppo. Per chi cerca un modo per affrontare la vita senza scivolare nelle maglie della retorica motivazionale, potrebbe essere un balsamo per la mente e una lente più umana con cui osservare se stessi e gli altri. Perché forse il primo passo per essere felici è smettere di inseguire la felicità perfetta.
"Si può dare di più" cantava qualcuno anni fa, ma si può anche cercare di stare bene come si sta. E forse questo è già un sereno miglioramento. E anche il metodo di lettura è "scorretto": i capitoli possono seguire l'anarchia del momento, la piacevolezza di chi legge, saltandoli o leggendoli non in ordine. Una vera sfida per i lettori e le lettrici "cortesi".*
*tratto dal mio articolo pubblicato per La Gazzetta del Mezzogiorno.